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La famiglia Roberti
Guido dei Roberti
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La Famiglia Roberti

 

I Roberti sono uno dei più importanti consorzi familiari reggiani e feudatari di San Martino in Rio che possiedono per circa trecento anni.

La loro origine si fa risalire alla fine del X secolo quando vennero a Reggio i fratelli Roberto e Manfredo, figli di Manfredo della Mirandola, dai cui discendenti hanno rispettivamente origine le casate dei Roberti e dei Manfredi.

Lo storico sammarinese Cottafavi fa risalire al 1115 l'infeudazione di San Martino fatta alla famiglia da Matilde di Canossa, ma manca il documento che lo provi con certezza.

E' comunque plausibile che i Roberti fossero tra i miles di origine longobarda della gran contessa e che in epoca matildica ottenessero la signoria della zona.

Alla fine del XII secolo vengono attratti nell'orbita del Comune di Reggio cui giurano fedeltà e dove vanno a risiedere diventando una delle più celebri famiglie cittadine.

La casata si divide in tre separati rami: il più celebre, quello dei signori di San Martino, assume il nome di Tripolitani derivato da Guido Roberti che partecipa, tra il 1219 e il 1222, alle sfortunate vicende della quinta crociata in cui viene creato vescovo di Tripoli.

I Roberti da Tripoli si distinguono in tal modo da quelli di Castello e di Forno.

Nei conflitti che dilaniano Reggio nel XIII secolo i Roberti sono uno dei più importanti consorzi guelfi assieme ai potenti Fogliani: sono così cacciati dalla città dai ghibellini in seguito alla nomina del vescovo guelfo Guglielmo Fogliani, rifugiandosi nel proprio feudo di San Martino.
Rientrano a Reggio sette anni più tardi nel corso della pacificazione seguita alla morte di Federico II.

Nel 1265 il conflitto si riaccende e questa volta sono i ghibellini a essere definitivamente espulsi dalla città.

La vittoria non porta però la pace a Reggio a causa della divisione insorta all'interno del partito guelfo tra superiori e inferiori: più inclini alla trattativa con i ghibellini i primi, più intransigenti i secondi.

I Roberti si schierano con il partito superiore guidato da Matteo Fogliani che inizialmente è vittorioso, ma che deve poi soccombere, venendo espulsi dalla città nel 1289.

Gli inferiori non riescono comunque a organizzare un governo e affidano la signoria di Reggio a Obizzo d'Este, signore di Ferrara e Modena, che favorisce la pacificazione delle parti richiamando in città i superiori.

La sua è però solo una mossa volta ad avere sotto il proprio controllo tutti i nobili reggiani; i più riottosi vengono spogliati dei beni e uccisi, esiliati o imprigionati.

Nel mirino di Obizzo c'è Guido Roberti da Tripoli che viene privato del proprio feudo di San Martino e costretto a rifugiarsi prima a Rolo poi a Mantova.

I Roberti sono di conseguenza tra i più ardenti sostenitori della lega organizzata dalle nobili famiglie fuoriuscite reggiane con la regia del signore di Parma Giberto da Correggio che assalta Reggio e caccia il figlio di Obizzo, Azzo, ripristinando gli ordinamenti comunali.

Nel 1310-1311 i Roberti contribuiscono poi alla rovina della più potente famiglia ghibellina i Sessi, entrata in urto con i Fogliani.

Una decina d'anni più tardi, nel 1320, i Roberti devono sopportare il peso dell'assalto di Passerino Bonaccolsi, signore di Modena e Mantova che, unitamente a Cangrande della Scala, sposa la causa dei fuoriusciti ghibellini di Reggio con lo scopo di impadronirsi della città 
Il primo ostacolo che Passerino incontra sulla strada di Reggio è infatti la rocca di San Martino dei Roberti cui da l'assedio, desistendo però alla notizia dell'arrivo a Piacenza del legato papale Bertrando del Poggetto, incaricato di aggregare una coalizione sotto il controllo del pontefice.

Gherardo Roberti da Tripoli è nel triumvirato che regge la città unitamente a Guido Fogliani e Azzo Manfredi all'arrivo di Bertrando del Poggetto che non accresce la sua popolarità tra le famiglie reggiane chiedendo subito una decima di 433 fiorini.

Il protettorato pontificio sulla città ha breve e triste vita: le tasse e la presenza dei vicari papali fanno infatti mutare rapidamente parere ai consorzi guelfi di più provata tradizione, i Manfredi e i Fogliani, che assassinano brutalmente I governatori pontifici Angelo di San Lupidio e Arnaldo Vacca.

I Roberti sono gli unici a rimanere fedeli alla signoria del Papa e vengono per questo cacciati da Azzo Manfredi e Giberto Fogliani che rimangono padroni della città.

Non paghi del successo i due attaccano i Roberti che hanno trovato rifugio nel proprio castello di San Martino, lo espugnano e lo danno in custodia a Tommasino Roberti, in urto con il ramo principale della famiglia.

Ciò fino al 1331 quando i Roberti ritornano a San Martino, pur rimanendo definitivamente estromessi da Reggio.

Gli anni successivi, che vedono la signoria a Reggio dei Fogliani prima e dei Gonzaga poi, convincono i Roberti a puntare sugli Este con cui s'accordano nel 1346.

Il marchese Obizzo d'Este concede infatti il feudo a Nicolò, Bertone e Guido Roberti da Tripoli in cambio della loro dedizione e alleanza.

La cosa non piace ai nuovi signori di Reggio, i Gonzaga, che muovono guerra ai Roberti chiusi nella rocca di San Martino in vana attesa di un aiuto estense che non arriva: sono allora costretti a cedere ai Gonzaga e ad accettarne un presidio.

Alla guarnigione s'aggiunge la terribile peste del 1348 che devasta l'Europa: fra le vittime c'è Bertone Roberti.

Qualche anno più tardi si affacciano nel conteso reggiano anche I signori di Milano, i Visconti con cui i Roberti, sempre poco docili al controllo gonzaghesco, prendono accordi.

I signori di Mantova e Reggio reagiscono allora con violenza prendendo d'assalto la rocca di San Martino e radendola al suolo: i Roberti la ricostruiranno l'anno dopo.

La loro fortuna volge però al termine: il loro feudo, posto al centro della campagna reggiana nell'asse di collegamento tra Modena e Reggio, è in una posizione cruciale per le due potenti signorie che si contendono il dominio della zona: Este e Visconti.

A poco quindi vale l'investitura imperiale che Nicolò e Guido Roberti ottengono dall'Imperatore Carlo IV nel 1368.

Gli ultimi decenni del XIV secolo sono comunque più tranquilli poiché i Roberti accettano un ruolo subordinato all'interno della signoria viscontea che si è affermata su Reggio: la politica di Barnabò Visconti mira infatti a lasciare beni, diritti e privilegi ai feudatari in cambio della rinuncia al potere politico.

La fine della signoria viscontea su Reggio e l'instaurazione di quella estense nel 1409 sono però causa della rovina di Roberti: Nicolò III d'Este dichiara infatti la famiglia decaduta del feudo in caso di mancata sottomissione, ma i Roberti tentennano.

Nel 1420 perciò Nicolò dispone la confisca dei beni a Alberto e Giovanni Roberti.

Dieci anni dopo dà poi attuazione a questo provvedimento marciando su San Martino alla testa delle proprie truppe.

I Roberti, vedendosi perduti, si sottomettono, ma l'atto non vale a salvare il feudo che viene incorporato dal signore d'Este: ai Roberti rimangono solo i beni allodiali.

Alcuni importanti componenti della famiglia Roberti sono:
· Guido, podestà a Padova nel 1210 e a Bergamo nel 1218; partecipa alla V Crociata tra il 1219 e il 1222 venendo nominato vescovo di Tripoli.I suoi discendenti assumono la denominazione di Tripolitani o da Tripoli.
· Elia vescovo di Brescia nel 1239 e poi patriarca di Antiochia
· Roberto podestà di Parma nel 1268, di Milano nel 1271 di Arezzo nel 1274 e di Padova nel 1275
· un altro Guido che nel 1265 è nella Commissione degli otto Saggi incaricati di redigere gli statuti di Reggio.Nel 1276 è podestà a Padova e nel 1303 pretore a Milano.
· un terzo Guido podestà di Padova nel 1276 e nel 1285, e di Milano nel 1306 e 1307.
· Tommaso podestà di Parma nel 1284.
· Gerardo podestà di Bologna nel 1319
· Bertone, capitano del Popolo di Parma nel 1323
· Ugo, vescovo di Adria e di Padova, e poi patriarca ad Alessandria nel 1402.

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Testo ed immagini sono tratte dall'Opera Multimediale Enciclopedica

 EETAbit Editrice